“Underground Foxes”: il groove della resistenza tra storia e denuncia dei Venus Ship


Con Underground Foxes, i Venus Ship non si limitano a proporre un album, ma costruiscono un manifesto sonoro che intreccia storia, denuncia e sperimentazione musicale. Pubblicato dalla storica Irma Records, questo lavoro si colloca all'incrocio tra impegno politico e ricerca artistica, ricordando che la musica non è solo intrattenimento, ma anche testimonianza e presa di posizione.

Le nove tracce che compongono l’album sono un omaggio a chi ha sfidato il potere per affermare i diritti umani e civili. Si va dalla resistenza dei Tupamaros ai movimenti afroamericani per la giustizia sociale, in un percorso che, senza risultare didascalico, incarna una precisa urgenza narrativa. Ogni brano diventa così un atto di memoria, un ponte tra il passato e il presente, in cui il messaggio di lotta resta drammaticamente attuale.

Dal punto di vista sonoro, i Venus Ship dimostrano una capacità rara di mescolare influenze diverse, dal funk anni ’70 alle orchestrazioni jazzistiche di stampo mingusiano, passando per il rap e le sonorità mediterranee. È questa contaminazione a rendere Underground Foxes un disco vivo e pulsante, in grado di far convivere il groove di New Orleans con la tradizione Klezmer e la voce grica di Federica Orlandini. Un album che sa essere complesso senza risultare elitario, capace di unire riflessione e ritmo in un equilibrio difficile da trovare nella scena contemporanea.

“Underground Foxes” è un album che affronta temi sociali molto forti. Cosa vi ha ispirato nella sua creazione? 
Risponde Michele(basso tuba/narratore): Forse proprio l’urgenza personale e collettiva in ciascuno di noi di dare voce a questi temi che vediamo spesso calpestati e dimenticati dalla coscienza della maggior parte delle persone. Poter sintetizzare musica e messaggi di ispirazione sociale e politica ci è sembrato il miglior modo per esprimere questi nostri sentimenti.

Qual è il significato del brano che dà il titolo all’album?
Risponde Michele (basso tuba/narratore): Il testo di Avex fa riferimento a diversi personaggi come Rosa Park, Malcolm X, Martin Luther King… L’idea delle volpi sotterranee richiamano la necessità di avere strategie che idealmente eludano le società attuali che mirano al controllo assoluto dei singoli individui. Storicizzata nei movimenti anni ’60 e ’70 questa strategia fa riferimento alla clandestinità a cui sono stati obbligati gruppi come i Tupamaros in Uruguay e i Montoneros in Argentina, perseguitati dai feroci regimi fascisti e capitalisti dei loro paesi.

La vostra musica mescola molte influenze, dal funk anni ’60-’70 al jazz di Mingus ed Ellington. Come avete sviluppato questo sound?
Risponde Ugo (chitarra/composizioni/arrangiamenti): La musica di “Venus Ship” è un melting pot di stili ed idee che si intrecciano e si mescolano tra di loro accompagnando l’ascoltatore in un viaggio ideale tra continenti, culture e paesaggi storici. Alla base della nostra ricerca musicale c’è il desiderio di abbattere muri e barriere stilistiche in una percorso estetico che attinge da molteplici forme artistiche, culturali e sociali del 900.
A mio avviso, il funk, il blues, il soul, il rap, la musica di New Orleans, gli spiritual di Harlem fino a sonorità mediterranee (riassunte nel disco “Underground Foxes”), rappresentano espressioni culturali che (in un percorso storico durato centinaia di anni)partono da diverse regioni dell’Africa, si diramano in tutto il globo, per poi mescolarsi con altre culture e linguaggi…L’espressione artistica di “Venus Ship” rappresenta quindi un tributo ai giganti del passato che hanno lasciato un forte segno in questo percorso storico, con uno sguardo alla contemporaneità.
Duke Ellington, Charles Mingus, John Coltrane, Charlie Parker, Louis Armstrong, i grandi compositori e registi degli anni 70,come le voci sotterranee dei primi rapper rappresentano per “Venus Ship” un punto focale da cui partire per creare il proprio sound in un incontro tra passato e presente

Se doveste descrivere l’album con una sola parola, quale scegliereste?
Proverei un neologismo tipo “attivismusica”

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