Intervista Nico Donvito, giornalista e autore del libro “SANREMO IL FESTIVAL - Dall'Italia del boom al rock dei Måneskin”

“SANREMO IL FESTIVAL - Dall'Italia del boom al rock dei Måneskin”, è il primo libro del giornalista Nico Donvito, profondo estimatore, studioso e osservatore della kermesse canora che, quest’anno, spegnerà le sue 72 candeline. Il volume è impreziosito dalla prefazione firmata da Amadeus, che si appresta a condurre la sua terza edizione consecutiva, e dalla copertina disegnata da Riccardo Mazzoli, che ha realizzato le caricature di alcuni dei protagonisti della storica rassegna. 


Ciao Nico, benvenuto. Tra pochi giorni esce il tuo libro “Sanremo il Festival”. Ci racconti come ti è nata l’idea di scriverlo?

Grazie a voi per lo spazio e per il tempo che mi dedicate. Sono da sempre un appassionato del Festival di Sanremo, mi piaceva l'idea di realizzare un libro che ripercorresse il racconto della kermesse in parallelo con l'evoluzione del nostro Paese, attribuendo alla narrazione una valenza storica per sottolineare una certa ciclicità degli eventi: quante cose sono cambiate in oltre settant'anni e quante sono rimaste irrimediabilmente uguali. Presente, passato e futuro che si intrecciano e vanno nella stessa direzione. Non a caso ho voluto dedicare questo volume ai miei due nipotini Martina e Alessio, un atto d'amore, ma anche un gesto simbolico di continuità, nei confronti delle giovanissime generazioni che rappresenteranno per il Festival il pubblico di domani.

Hai la prefazione di Amadeus che giunge con quella di quest’anno alla sua terza edizione sia come conduttore che come direttore artistico, cosa pensi di lui?

Nell'ultimo triennio, Amadeus si è rivelato un ottimo direttore artistico. Pur rispettando la tradizione, ha saputo mettere in pratica una considerevole, graduale e inaspettata rivoluzione. A differenza di altri suoi predecessori, il suo approccio è stato costruttivo. Non è arrivato come Attila, con l'intenzione di radere al suolo tutto ciò che era stato fatto in precedenze, piuttosto si è preoccupato di intercettare le criticità e di apportare delle soluzioni. Alcune si sono rivelate azzeccate in termini di vendite, per altre dovremo aspettare magari la prova del tempo, ma io credo che il suo lavoro stia segnando una svolta importante nella storia del Festival.

Sei molto giovane e hai scritto un libro che parla di una manifestazione, la manifestazione musicale più importante in Italia, che ha 72 anni di storia. La conosci bene la segui da sempre…

La seguo in tempo reale da vent'anni, per il resto ho recuperato studiando tutto ciò che è accaduto in passato. Tra le pagine di questo libro ho cercato di spiegare a parole "perchè Sanremo è Sanremo". Non c'è una risposta universale, ognuno attribuisce al Festival una propria connotazione. Di fatto è un fenomeno di costume, un grande contenitore che nel tempo ha saputo evolversi, senza restare ancorato al proprio glorioso passato. La manifestazione si è adeguata ai cambiamenti di linguaggio della società e all'evoluzione tecnologica della musica, dei suoi supporti. Tutto questo, però, senza mai rinnegarsi.

Quale edizione ti ha regalato le maggiori emozioni?

Domanda sempre difficile, perché ogni edizione ha avuto le sue cose belle e le sue cose brutte, clamorosi successi e inenarrabili tonfi. Le edizioni poco riuscite, probabilmente, sono state quelle meno in sincronia con i tempi, quelle che non hanno rappresentato una fotografia nitida e coerente del nostro Paese, probabilmente a causa di scelte poco coraggiose e troppo datate. Mi piace quando il Festival parla al presente e a tutti, nessuno escluso.

Quale canzone tra tutte le partecipanti ti è capitato di canticchiare più spesso?

Impossibile rispondere, sono davvero tante, anche quelle che nessuno menziona di solito. Sono legato in modo particolare a "Vattene amore", che rappresenta anche il mio primissimo ricordo in assoluto. Avevo tre anni e mezzo. Ecco, non ricordo nient'altro prima di quel momento. Qualcosa vorrà pur dire... Ho in mente perfettamente quell'immagine, la mia cameretta, la disposizione dei mobili, i miei fratelli più piccoli e mia madre mentre guardavamo l'esibizione di Amedeo Minghi e Mietta in quella memorabile quarantesima edizione del Festival.

E per chiudere. A che domanda ti piacerebbe rispondere che non ti hanno mai fatto sul tuo lavoro di giornalista?

Mi piacerebbe semplicemente dire la mia, fare una riflessione su questo argomento che mi suggerisci. Credo fermamente nella vocazione giornalistica, sia nel ruolo che nell'istituzione. Il mio sogno è quello di poter continuare a svolgere con dedizione e passione questo mestiere, un mestiere che negli ultimi anni ha subito tante trasformazioni e, purtroppo, un profondo declassamento. Scrivere è tutta la mia vita e non ho trovato differenze particolari tra la realizzazione di questo libro e l'impegno che metto nel quotidiano in ogni mio articolo. Almeno per quanto mi riguarda, l'approccio è lo stesso: grande cura, dedizione e massimo rispetto sia per l'argomento trattato che per il lettore.


Tags

#buttons=(Accetta) #days=(20)

"Questo sito utilizza cookie di Google per erogare i propri servizi e per analizzare il traffico. Il tuo indirizzo IP e il tuo agente utente sono condivisi con Google, unitamente alle metriche sulle prestazioni e sulla sicurezza, per garantire la qualità del servizio, generare statistiche di utilizzo e rilevare e contrastare eventuali abusi." Per saperne di più
Accept !