Devo Nod presenta il nuovo disco “Anno Zero”. Intervista


“ANNO ZERO”
di Devo Nod è un disco che richiama sonorità Post-Grunge e Dark, con influenze che spaziano dagli Alice In Chains a Marilyn Manson, con dei richiami anche al metal melodico moderno e al rock americano (Pearl Jam). Un viaggio nella mente umana partendo dai drammi esistenziali simulati di “A Family Drama”, alla libertà sensoriale punk di “I Like”, alla tentata ribellione verso il sistema di “Stop”, alla voglia di isolamento di “Free River”. A seguire si scende più in profondità nella follia di Devo Nod, con i brani “Now I Feel It”, “Kill Me, Fuck” e “Gacy” che parlano di depressione e malattie mentali. Si rinasce con “Nightfire” e “The Road” dove sembra esserci una speranza come in tutte le storie, ma la speranza si chiude con “Let Me Die”, qui il mondo è finito, Devo è l’ultimo rimasto sulla terra e a quel punto è giusto che il disco si fermi.
 
Ciao, grazie di essere qui con noi. Parlaci di te e di come è nata la tua passione per la musica?
Sono nato a Venezia e la mia passione. Nasce da piccolino, mio padre è un appassionato di rock e non solo e a casa giravano vinili di AC/DC, Bon Jovi, Queen e molto altro, difficile non farsi coinvolgere. Ho iniziato a suonare la chitarra a 12 anni e a 14 avevo già formato la mia prima band. In quel periodo il rock era in gran splendore, si ascoltavano le band del momento, ad esempio Nirvana, Pearl Jam, Guns n’Roses, Aerosmith e moltissimi altri. Volevamo tutti diventare come loro.
 
Ci racconti la tua esperienza con il gruppo dei Phonica?
Verso i primi anni del 2000 ho iniziato a scrivere pezzi in italiano e quasi per caso sono entrato in questa band che si era appena formata. Abbiamo autoprodotto un album in pochi mesi, avevamo un nostro studio di registrazione. Lo abbiamo mandato in giro ovunque e abbiamo vinto diversi concorsi a livello nazionale. Da li a breve ci siamo trovati ad aprire i concerti di artisti pazzeschi, come Jamiroquai, James Brown, Elisa, Le vibrazioni, Piero Pelù e molti altri. È stata un’esperienza incredibile. Poi però non siamo riusciti a tenere unita la band, la formazione originale si è sgretolata e il progetto non è più decollato.
Sei alla tua prima esperienza solista.
 
Qual è il messaggio che vuoi lanciare con la tua musica?
Non ci sono messaggi in particolare, racconto delle storie e spero che qualcuno si possa identificare nei miei pezzi.
 
Quali musicisti hanno ispirato il tuo stile?
Sicuramente quelli che ho citato in precedenza e che hanno fatto parte della mia adolescenza musicale. Come band contemporanee mi piacciono molto i Bring Me The Horizon.
 
Parlaci di questo disco intitolato “Anno Zero” e cosa rappresenta per te.
Rappresenta un punto di partenza, una sorta di rinascita artistica ma anche spirituale. Finalmente sono riuscito a fare uscire questi brani che da anni tenevo rinchiusi nel mio cassetto. Sono molto contento del risultato, rispecchia quella che sono, senza filtri, è un disco rabbioso e malinconico. Ovviamente adatto chi ascolta musica rock, anche se ci sono dei pezzi d’atmosfera che possono raggiungere un pubblico anche più vasto.
 
Che progetti hai per il futuro?
Suonare Live, sto lavorando per l’estate 2023. Spero di incontrarvi tutti di persona.

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