Sono nato a Venezia e la mia passione. Nasce da piccolino, mio padre è un appassionato di rock e non solo e a casa giravano vinili di AC/DC, Bon Jovi, Queen e molto altro, difficile non farsi coinvolgere. Ho iniziato a suonare la chitarra a 12 anni e a 14 avevo già formato la mia prima band. In quel periodo il rock era in gran splendore, si ascoltavano le band del momento, ad esempio Nirvana, Pearl Jam, Guns n’Roses, Aerosmith e moltissimi altri. Volevamo tutti diventare come loro.
Verso i primi anni del 2000 ho iniziato a scrivere pezzi in italiano e quasi per caso sono entrato in questa band che si era appena formata. Abbiamo autoprodotto un album in pochi mesi, avevamo un nostro studio di registrazione. Lo abbiamo mandato in giro ovunque e abbiamo vinto diversi concorsi a livello nazionale. Da li a breve ci siamo trovati ad aprire i concerti di artisti pazzeschi, come Jamiroquai, James Brown, Elisa, Le vibrazioni, Piero Pelù e molti altri. È stata un’esperienza incredibile. Poi però non siamo riusciti a tenere unita la band, la formazione originale si è sgretolata e il progetto non è più decollato.
Sei alla tua prima esperienza solista.
Non ci sono messaggi in particolare, racconto delle storie e spero che qualcuno si possa identificare nei miei pezzi.
Sicuramente quelli che ho citato in precedenza e che hanno fatto parte della mia adolescenza musicale. Come band contemporanee mi piacciono molto i Bring Me The Horizon.
Rappresenta un punto di partenza, una sorta di rinascita artistica ma anche spirituale. Finalmente sono riuscito a fare uscire questi brani che da anni tenevo rinchiusi nel mio cassetto. Sono molto contento del risultato, rispecchia quella che sono, senza filtri, è un disco rabbioso e malinconico. Ovviamente adatto chi ascolta musica rock, anche se ci sono dei pezzi d’atmosfera che possono raggiungere un pubblico anche più vasto.
Suonare Live, sto lavorando per l’estate 2023. Spero di incontrarvi tutti di persona.