Intervista a Feeda, La misura delle cose è il suo nuovo progetto discografico


Donna e parità di genere, discografia e disuguaglianze, eventi e reazioni, malattie mentali. Quest'intervista, fatta alla giovane Feeda da poco uscita con l'Ep La Misura delle cose per
33db Good Noise, passa a parlare dal femminismo ai tabù, passando per la musica come legante per sopravvivere alla vita.
Una chiacchierata illuminante e rincuorante, soprattutto in un mondo in cui la musica perde di significato, lasciando spazio alla banalità più che ai messaggi.
Ogni brano dell’Ep prova ad esprimere il peso di alcune sensazioni e a descrivere momenti particolari di una relazione con gli altri e con se stessi. Dalle ferite lasciate da una storia finita, alla voglia di rialzarsi, dal toccare con grazia il fondo fino a risalire abbandonandosi alla leggerezza dei momenti. L'artista, con la sua scrittura personale e prevalentemente introspettiva, trasmette la “misura” di ogni sentimento che prova e che ha provato trasmettendo incertezza, paura e riflessione.

La misura delle cose. In tanti ti avranno già chiesto di spiegare questo ep. Io vorrei chiederti invece qualcosa di diverso. La copertina di un prodotto è spesso legata al concept. Mi spieghi la scelta grafica contestualizzandola al tuo Ep? Cosa dice la copertina del tuo disco?
“La Misura delle Cose” è un Ep in cui ho cercato di raccogliere diverse sfaccettature di me e dei miei pensieri, quindi l’idea era un po’ quella di rappresentare questo, in più per accentuare il tutto ci sono tante me, quasi come se avessi diverse personalità. Ogni Federica, infatti ha una posa e un’espressione caratteristica praticamente per ogni brano ed ognuna ha la propria “misura delle cose”. Il divano fa da collante tra le varie “me”, rappresentando la mia zona di confort, il mio punto fermo, il posto da cui partire sempre prima di scegliere la direzione di ogni mia sensazione. 

Qual è il messaggio che vuoi dare con questo Ep?
La formula è questa: conosco, comprendo, accetto, reagisco, supero.
Nei miei testi sono racchiusi principalmente questi passaggi che portano all’accettazione, la comprensione e al superare il male dei momenti peggiori. Scrivo senza pensare nello specifico al messaggio, ma la mia scrittura è pur sempre figlia delle mie esperienze più intense e quindi mi rendo conto che ciò che ne viene fuori è un po' il messaggio che do a me stessa. Tutto passa, tutto si accetta, tutto ci fa crescere, l’importante è non fermarsi nell’ombra dei momenti più bui ma avere la forza, la voglia, il motivo di muoversi in direzione del sole.

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Come vivi l'essere donna come artista?
Fortunatamente, nel contesto in cui vivo, ed esclusivamente nel mio ambito, non avverto molto la disparità di genere; chiaramente non vivo in una bolla. Non so spiegarti il motivo di questa differenza ma conosco bene la disparità di genere che si crea nel settore artistico.
Essere donna e artista allo stesso tempo non è mai stata una facile impresa e non lo è tutt’ora.
Mi capita di leggere molte interviste altrui e quello che mi salta spesso all’occhio è che la postura delle domande cambia, in base al genere, come se ci fosse una fragilità diversa da parte di chi risponde.  Dalle semplici domande relative alla sfera personale, fino ad arrivare a domande più spinte ed inopportune, che non hanno nulla a che vedere con il percorso artistico e che, soprattutto, non sarebbero mai state fatte ad un uomo. Che dire, belle le mimose ma non si vivrei. 

Se invece spostiamo la domanda sulla vita in generale? Società e istituzioni danno uguali diritti alla donna come all'uomo?
Dire di SI sarebbe una delle barzellette meno divertenti della storia.
Per tutelare le donne nel raggiungimento della parità, occorre prendere leggi, accessibilità, indipendenza economica, spazi, tutela del corpo.  Il tasso disoccupazione parla chiaro come i numeri della violenza, e queste quotidiane dimostrazioni sociali sono figlie della stessa cultura, che, ahimè, non è mai stata inclusiva ma bensì stereotipata. Si chiama “stereotipo di genere” ed è una rappresentazione semplificata del reale che attribuisce determinate caratteristiche alle donne, agli uomini e al rapporto che li lega. Credo che lo stereotipo per eccellenza sia quello che vede l’uomo più adatto alla sfera pubblica e la donna più incline alla vita familiare. Questo ha portato a non pochi problemi nel momento in cui le donne hanno cominciato ad avere accesso a molte delle cariche che prima erano riservate esclusivamente al mondo maschile. Ma la realtà lavorativa è in netto cambiamento e la necessità di rivoluzionare questo schema è tanta e crea non poco squilibrio nelle dinamiche patriarcali sorrette dagli stereotipi di genere. Insomma, se da un lato stiamo cercando parità ed emancipazione, dall’altro una società sempre più inadatta all’evoluzione cerca di ristabilire un ordine ormai superato e che non è mai stato equo ed inclusivo. Ci si dovrebbe un po' tutti responsabilizzare.  Dire di “non provare alcuna discriminazione sulla propria pelle” non deve essere una scusante per non cercare di allargare i diritti e la sicurezza a tutte le persone che invece sono divorate da una società impari, che esclude i soggetti ritenuti deboli. 

Nel tuo ep parli di sentimenti e di reazioni. Usi la musica per analizzarti o più per curarti?
Per molto tempo ho pensato che la musica aiutasse esclusivamente a guarire le ferite.  Spesso mi sono rifugiata nella musica di altrui per trovare qualcosa che mi cullasse e mi aiutasse a stare meglio. Ora che ciò che scrivo diventa musica per altre persone, invece, mi rendo conto di quanto inconsciamente aiuti me stessa a capirmi e ad analizzarmi. I miei testi continuano, giorno dopo giorno, a darmi l’opportunità di scoprire nuovi lati di me, di conoscermi meglio, o meglio, di conoscere al meglio ogni feeda che abita nel mio corpo. Uso la musica come terapia di coppia e spero che possa aiutare gli altri tanto quanto aiuta me. (ride) 

Hai mai sofferto di depressione o di altri disturbi legati alle malattie mentali? 
Confesso di non essere sempre stata al top nella mia vita fino ad ora.
Come spesso accade, ci si ritrova incastrati in qualcosa che è più grande di noi senza nemmeno rendercene conto.  Sono tanti i ricordi di periodi bui che mi hanno portato a non sentirmi più.
La sensazione di vuoto e di inadeguatezza mi hanno pervasa. Il fiato sul collo di qualcosa che non mi lasciava respirare. L’ansia, il mio più grande nemico, che mi ha più volte immobilizzata nel letto per ore, giorni, settimane, impedendomi di vivere. Le lacrime, il dolore, il vuoto e l’angoscia totale.
Viviamo in un periodo storico in cui il riconoscimento di un disturbo è ancora un tabù e questo non fa altro che alimentare le paure di chi, purtroppo, lo sta vivendo sulla propria pelle.  L’ho imparato a mie spese.

 
Che tipo di sentimenti prova una persona con queste problematiche?
Dirti cosa prova una persona con queste problematiche non sarebbe giusto; ognuno affronta a proprio modo ciò che accade. Personalmente, posso dire che non è affatto scontato che si provino dei sentimenti, o meglio, che si riescano ad identificare e distinguere.  Mi è capitato di vivere momenti non molto lucidi e di affrontare, durante gli stessi, situazioni che avrebbero dovuto smuovere delle cose dentro di me. Purtroppo, spesso ho sentito il vuoto totale.  L’incapacità di riuscire a sentire qualcosa, che sia amore oppure odio, è uno dei sentimenti che una persona può provare e ti assicuro che non è piacevole perché ciò che non si riesce a captare, in un preciso momento, arriverà addosso come una valanga, più tardi.

Cosa ti senti consigliare a chi soffre di depressione?
Non mi sento assolutamente la persona più adatta per dispensare consigli per superare una situazione così complicata come la depressione. Più che delle parole credo sia necessario un aiuto concreto, che può essere svolto da esperti nel settore e da strumenti appropriati, come lo svolgimento di un percorso psicologico, ad esempio, che spesso non è facile intraprendere.
Ecco, il contributo che posso dare è quello di cercare di innescare all’interno di una mente l’idea di accettare l’aiuto, di non lasciarsi cadere senza aver tentato di aggrapparsi a tutto ciò che ci fa rimanere a galla.  Tra le cose più difficili, c’è sicuramente il coraggio di ammettere, di accettare e di comprendere un disagio o una problematica, qualunque essa sia.  Mi sento molto vicina a tutte queste persone e le abbraccio davvero forte, per quanto possa contare.

 

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