P.d.C. (Poetica Da Combattimento) nasce come duo nella primavera del 2019, composto da Alfonso D’Auria e Antonio Maiuri. L'incontro con Ruben Iardino nel 2022 crea le condizioni perfette per iniziare il percorso che poi porterà a "LIFE", primo lavoro in studio. Il percorso di ricerca si sviluppa intorno al legame tra musica rock e spoken word, sonorità noise e poesia, con l’obiettivo di liberare la parola da qualunque tentazione retorica, per una necessaria emotività.
Grazie a voi per darci l’opportunità di parlare del nostro progetto. Ognuno di noi ha incontrato la musica in modi diversi e con percorsi diversi. Per Antonio la passione per la chitarra nacque da ragazzino con i primi ascolti di dischi blues; anni dopo entrò al conservatorio Cimarosa di Avellino diplomandosi in chitarra jazz. Per Ruben (produttore artistico, seconda voce e bassista nei live) nacque in adolescenza formando, con un gruppo di amici, la band Mamasan, band che a cavallo tra gli anni novanta e duemila girò gran parte dell’Italia. Per Alfonso (voce e basso in studio) il primo incontro con la musica fu a 15 anni, quando degli amici gli chiesero di suonare il basso nel loro gruppo e, anche se non aveva mai toccato lo strumento in vita sua, accettò la proposta. In parallelo, dopo qualche anno iniziò gli studi teatrali presso l’accademia d’arte drammatica del teatro Bellini di Napoli diretta da Danio Manfredini.
Bisogna tornare a comunicare dando importanza ad ogni singola parola, essendo presenti a noi stessi, interessandoci a quello che ci accade intorno e dentro. La sensazione è di trovarci in un tempo in cui il progresso ha superato l’evoluzione. Ogni brano restituisce un aspetto della vita filtrato attraverso la nostra sensibilità, da qui il titolo dell’album LIFE. Parliamo di politica, di amore, di ribellione, del rapporto tra individuo e società, di disillusioni e speranze. Se c’è forse una cosa che, sopra tutte, cerca di comunicare la nostra musica, è ribellarsi all’apatia con cui, attraverso una moltitudine di distrazioni, la società cerca di sedarci. L’intrattenimento va bene, ma non può esistere solo quello.
“Approfittando” del momento di stop dato dalla pandemia, abbiamo lavorato molto in sala per creare uno stile che fosse identitario e che avesse pochi punti di riferimento per chi lo ascolta. Ma inevitabilmente la musica che abbiamo ascoltato nella nostra vita ha influenzato le nostre scelte; parliamo di Radiohead, Animal Collettive, The Doors, 99Posse, Massive Attack, Bluvertigo, Afterhours, Piero Ciampi, Subsonica, CCCP, The Cure, Fabrizio De Andrè, Daniela Pes, Iosonouncane, Fausto Mesolella.
Due maree è un flusso di coscienze contrastanti: è una dichiarazione di intenti. Non abbiamo tempo, troppo spesso, per osservare la nostra società. Dobbiamo riacquistare lucidità e guardare le cose semplicemente per quello che sono. Questo pezzo è una sveglia collettiva. È un perdersi nel caos quotidiano per poi affacciarsi sul mare, è un invito a riflettere sulla nostra realtà e a porci domande sulla direzione in cui stiamo andando come società. In questo brano esploriamo la sensazione di sentirci confusi, ma soprattutto incazzati di fronte ad una realtà poco lucida, che sembra aver perso di vista concetti fondamentali come la bellezza, la poesia e la collettività.
Il video, con la regia di Pino Carbone e prodotto da Progetto Nichel, è stato girato presso l’Oasi di Silvia Scarpa in Cilento (luogo dove è avvenuta tutta la fase di pre-produzione del disco). Il soggetto iniziale era di inserire nel video il piano sequenza, che avevamo visto su youtube, di un inseguimento della polizia, la quale cercava di acciuffare un’auto in fuga. Era entusiasmante e ricco di colpi di scena, ma purtroppo alla fine riuscivano a beccare il ladro di auto e quindi abbiamo modificato l’idea). Per quanto riguarda il concept del videoclip riportiamo di seguito le parole rilasciate dal regista a proposito del video: “La società vista come un fondale marino, dove ognuno compie le proprie traiettorie. Il risultato è un concerto di movimenti, di colori, di intenzioni. L’idea è di attraversare questo caos concreto e magico al tempo stesso, avendo un’idea che ci anima, uno sguardo che riesce ad andare oltre.”
Se il concept del primo lavoro si potrebbe riassumere con la locuzione latina “pars destruens”, e quindi la critica delle cause d’errore da cui bisogna purificare la mente, nel prossimo album le parole chiave saranno “pars construens” e quindi l’attitudine costruttiva e propositiva nell’affrontare i vari aspetti dell’esistenza. Per essere più espliciti, immaginando che la comunicazione sia una porta, nel primo disco abbiamo aperto tirando la maniglia verso l’interno, nel secondo vorremmo aprirla sfondandola verso l’esterno. Stiamo arrangiando alcuni inediti, abbiamo ancora del materiale da approfondire e non vediamo l’ora di farlo ascoltare.