Intervista alla band degli Uncle Muff


Paesaggi sonori brillanti, ebbrezza di miraggi, profumi dell'est Europa si intrecciano a sonorità rotonde, talvolta ruvide e taglienti.
I riferimenti artistici sono vari e non invasivi: amano passeggiare con Nick Cave nei suoi cieli britannici, strizzano l’occhio a Tom Waits e alle sue evoluzioni circensi e talvolta sorvolano i deserti psichedelici di Neil Young. Un’infedeltà irrequieta e produttiva li spinge a concepire brani eterogenei e spesso difficilmente inquadrabili in un genere.
Gli Uncle Muff si immergono nella creazione musicale come avventurieri in un territorio senza padroni, dove ogni canzone è soffio di libertà creativa.
 
Come è nato il nome della band Uncle Muff?
Nasce ormai 15 anni fa quando la band nel suo nascere cercava un’identità. Inizialmente puntavamo a un nome serio ma non trovavamo la quadra. L’illuminazione c’è stata pensando alla primissima sala prove che aveva un odore di muffa agghiacciante e nonostante sapessimo che “muff” non significa “muffa” in inglese ci piaceva come suonava. Aveva quella dose di ironia delirante che ben ci identifica!
 
Come descrivereste il vostro stile musicale in tre parole?
Sghembo, circense, onirico
 
Qual è il vostro brano preferito da suonare dal vivo e perché?
Dipende un po’ dal periodo e dalla formazione, ultimamente ci piace suonare Unlikely Tango che è un pezzo che abbiamo iniziato a suonare dal vivo da poco tempo ma direi che funziona bene. Inizia con giro di basso incalzante, poi si unisce una ritmica fatta con le mani e un riff di chitarra coinvolgente.
 
Come descrivereste l'energia e l'atmosfera dei vostri concerti dal vivo?
Il live cambia un po’ a seconda della situazione ma si divide sempre in almeno due parti: una più intimistica e sognante e una più energica, baldanzosa e circense.
 
C’è qualche luogo o città in cui amate particolarmente esibirvi? Perché?
Venezia è una città in cui abbiamo fatto diversi live e ogni volta la sua atmosfera incantata si insinua nel nostro modo di suonare in maniera magica. Le sue mura antiche, i suoi canali, la sua gente risuonano come una cassa acustica naturale che ci emoziona a ogni concerto.
 
Qual è il messaggio principale che volete trasmettere con il vostro nuovo singolo "Your Voice"?
Tutti i nostri brani nascono senza un’intenzione precisa, lo scopriamo strada facendo di cosa parlano. In questo caso si tratta di un sogno di una persona che è contemporaneamente bambino, adolescente, adulto e vecchio. I suoni compagni sono un cane e una ragazza e insieme si avventurano in un bosco dove si svolge l’esperienza onirica.
 
Come descrivereste l'evoluzione del vostro sound in questo nuovo brano rispetto ai vostri lavori precedenti?
Direi che, al pari di molti altri brani del disco in uscita, Your Voice rappresenta un allontanamento dalle nostre sonorità. Il brano è più che altro un racconto narrato, quasi recitato con suoni elettronici, un riff di tastiera che si ripete durante tutto pezzo a creare un’atmosfera ipnotica.
 
Avete in programma di rilasciare nuovi singoli prima dell’uscita del vostro prossimo album?
La prossima uscita sarà quella del disco ADRIFT che è programmata per il 16 Aprile. Il programma è quello poi di far uscire un terzo singolo accompagnato da un videoclip.
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