Con una passione per la musica coltivata fin dall'infanzia e una naturale inclinazione a raccontare storie autentiche, Malavoglia fa il suo esordio discografico con Punto, un album che rappresenta un momento di svolta nella sua vita artistica e personale. Cresciuto in una famiglia dove la musica è sempre stata parte integrante del quotidiano, tra concerti estivi in Puglia e l'ispirazione del fratello musicista, Malavoglia ha costruito nel tempo una sua cifra stilistica che, pur affondando le radici nel cantautorato italiano, si apre a influenze e sonorità eterogenee.
Con Punto, l’artista chiude un ciclo, raccogliendo emozioni e racconti vissuti in prima persona, e ne apre uno nuovo, anticipato dal brano Johnny Fa il Miele, che traccia la direzione futura del suo percorso. In occasione dell’uscita dell’album, abbiamo intervistato Malavoglia per farci raccontare meglio la sua storia, la genesi di questo progetto e i suoi prossimi passi, a partire dalla data zero in programma l'8 maggio a Milano.
Ecco cosa ci ha raccontato.
Ciao Malavoglia, grazie di essere qui con noi. Parlaci di te e di come è nata la tua passione per la musica?
Buongiorno a tutti voi di Fatti Musicali e grazie per lo spazio.
La mia passione per la musica nasce da lontano, già da bambino…vi dico solo che a 9 anni mi facevo le interviste da solo e immaginavo di essere il leader di una band (ovviamente frutto della mia fantasia) e famosa in tutto il mondo. Tutto è iniziato a 8 anni quando un mio zio che organizzava concerti estivi nel paesino originario dei miei genitori, in Gargano, mi face cantare delle canzoni di Lucio Battisti sul palco. Mi piacque così tanto che da allora, su quel palco, non sono mai sceso. Poi ho avuto la fortuna di avere la musica sempre presente nella mia quotidianità in quanto mio fratello è un cantante anche lui e nella mia famiglia ci sono un sacco di musicisti.
Qual è il messaggio che vuoi lanciare con la tua musica?
Sinceramente non voglio che arrivino messaggi, voglio farla ascoltare e attraverso di essa fare ascoltare ciò che racconto. Sono un cantautore, racconto storie, le mie, quelle che ho vissuto in prima persona. Infatti le mie canzoni sono tutti dei pezzi di vita frutto di incontri, viaggi, posti, persone.
Quali musicisti hanno ispirato il tuo stile?
Vengo dal cantautorato italiano e quindi ascolto tutta quella musica là, strizzando l’occhio a sonorità però un po’ eterogenee. Ascolto tantissima musica di diverso genere e quindi anche le mie canzoni, inevitabilmente, ne traggono beneficio e sono tutte diverse tra loro. Infatti in questa fase del mio percorso artistico non mi piace l’idea di appartenere a un solo genere, anzi. Mi piace sperimentare più generi diversi in base a ciò che il brano mi comunica quando è in fase di composizione.
Parlaci di questo disco e cosa rappresenta per te.
Questo disco si intitola PUNTO ed è effettivamente un punto importante nel mio percorso artistico e di vita.
È una fine e allo stesso tempo un inizio.
Una fine perché finalmente chiudo una parte di me che parlava al passato all’interno di un album e un inizio perché con Johnny Fa il Miele, l’ultimo brano contenuto in PUNTO ho cominciato a raccontare il MaLaVoglia che sarà.
Che progetti hai per il futuro?
Nell’immediato mi sto concentrando sulla data 0 che è imminente, l’8 di maggio all’Argent in Piazza Vetra, a Milano…ironia della sorte non lontano dalla mia vecchia casa in piazza 24 maggio. Ho abitato a Milano per un po’ di anni e resta una parte importante di me. Poi ho sentito il bisogno di tornare al verde delle mie colline, alla vita meno modaiola e frenetica che le metropoli, generalmente, ti portano a vivere se fai parte di certi mondi vicini all’arte o alla moda. Le metropoli gonfiano tutto.
Avevo bisogno di sgonfiarmi un po’ e vedere davvero chi ero diventato.
Sarà che dalle colline, più vicino alla luna, vedi tutto meglio.
E questo MaLaVoglia di oggi mi piace, è più vero e più in musica che mai.