Con il singolo “Fuori”, LaFabbrica continua a credere nell’arte come strumento di salvezza, affrontando il cinismo e la superficialità del presente. La band racconta di una libertà che si traduce nella determinazione di fare musica indipendente, lontano dalle logiche dei numeri e dei social. Definiscono la loro musica una lettura emotiva del presente, dove ogni brano è un tentativo di dare voce alle emozioni che li attraversano. Nel futuro, promettono di raccontare ancora ciò che li colpisce, restando fedeli alla loro umanità.
In un periodo storico segnato da cinismo e saturazione mediatica, credete che l’arte abbia ancora un ruolo salvifico?
Certo, l’arte ed in particolare la musica hanno ancora il potere e la responsabilità di salvarci dalla mediocrità, di elevare il pensiero oltre il muro di cinismo e la superficialità di un mondo estremamente mediatico e spesso privo di contenuti.
La vostra biografia parla di “libertà che veicola la musica”: in che modo “Fuori” incarna questa libertà?
La determinazione di chi continua a resistere, inseguendo la possibilità di fare musica, è sempre stata per noi una delle forme più autentiche di libertà. Fuori incarna proprio questo spirito, così come ciascuno dei nostri brani.
Cosa significa per voi “resistere” come band indipendente oggi in Italia?
Resistere è il mantra di ogni singola band indipendente del nostro paese, dove purtroppo la musica è relegata con superficialità a spazi poco meno che secondari e tempi sempre più compressi. Resistere per noi vuol dire continuare a credere nella capacità della musica di generare legami e contaminazioni, lontano dalla logica dei numeri e dall’ansia da approvazione dei social.
Vi sentite più cronisti o narratori del presente?
Siamo immersi ed intaccati da questa realtà, ce ne sporchiamo le mani e ne facciamo parte provando ad offrirne una lettura personale, il nostro sguardo è senza dubbio più vicino a quello di narratori emotivi che di freddi e distaccati cronisti.
Guardando al futuro, quali temi pensate che LaFabbrica continuerà ad affrontare nei prossimi lavori?
Continueremo a raccontare ciò che ci attraversa e che ci colpisce, ci sono ancora tante voci e immagini che meritano di diventare canzoni, quello che conta è rimanere abbastanza umani da riuscire a dar loro voce e forma.