Arnaldo Furioso torna con un singolo carico di significato e urgenza.
"Butto la plastica (Io rivendico il mare)" è una ballata elettro-pop
che non solo denuncia il problema della plastica nell'ambiente marino, ma
affronta anche la plastica sociale che pervade le nostre vite quotidiane. Con
una lentezza incisiva e un ritmo tagliente, Furioso canta un grido di
liberazione: "Io rivendico il mare" diventa un manifesto per la
difesa di uno degli elementi più vitali della natura, simbolo di una libertà in
perenne lotta contro le limitazioni imposte dall'uomo.
Il brano è anche un gesto di purificazione mentale. Come vivi tu i momenti di “reset” personale?
Ti racconto una storia: avevo una vicina di casa, Rosaria, un turbine di energia che passava le giornate a spostare mobili, pulire, riordinare. Un giorno le chiedo: “Rosaria, ma che fai?” Lei, tutta sudata, mi risponde:
“Facce, facce, sembre scensciate sting.”
che in pescarese e antico aramaico significa:
“Faccio, rifaccio, eppure rimango sempre allo stesso punto, come una stracciona.”
Ecco, io sono un po’ così: reset continuo, ma spesso mi sembra di camminare sul posto. Capita anche a voi?
Per questo “Butto la plastica” è catarsi: la lotta contro la plastica che avvelena il pianeta — e i nostri corpi — diventa anche guerra alla plastica mentale e sociale che ci incatena, ci anestetizza, ci isola.
La via d’uscita? Il mare. Riprenderci il mare — quello vero, che appartiene a tutti — è anche riprenderci lo spazio dei sogni, il coraggio di non rassegnarsi e di immaginare sempre qualcosa di più grande.
La notte da incubo con l’ex è metafora o fatto reale? Quanto attingi al vissuto?
Le mie canzoni partono sempre da esperienze vissute, ma poi nella scrittura prendono una piega più onirica. Come diceva Freud, nei sogni c’è un “condensamento”: ogni elemento può racchiudere e rappresentare più idee, persone o esperienze contemporaneamente. Succede lo stesso nei miei brani.
La “notte da incubo con l’ex”? È successa. Anzi, più di una.
C’è una frase di Bukowski che mi è rimasta addosso: “Scrivere poesie non è difficile. Difficile è viverle.”. Ecco, appunto.
La musica ti ha mai aiutato davvero a liberarti da relazioni tossiche?
Guarda, tutti mi dicono: “Bravo, che scrivi canzoni, ti fa bene”. Forse sono preoccupati per la mia salute mentale ahahahah :-)
Sì, scrivere aiuta. Ma la verità è che non lo faccio per questo. Lo faccio perché “mi scappa”, perché ho contratto questo misterioso morbo da piccolo. Boh.
Ho spesso l’impressione che siano le canzoni a venire da me. Ogni nuovo brano mi tormenta, soprattutto di notte, finché non lo scrivo. Vuole solo nascere, essere vivo. Poi una volta scritto… puf!..
sparisce.
Fare la differenziata può essere un atto psicomagico?
E’ proprio quello che intendevo! E nemmeno serve scomodare Jodorowsky… basta pensare a Marie Kondo, la regina del decluttering giapponese che ha fatto un impero insegnando a buttare via il superfluo.
E indovina un po’? Proprio a Osaka, il cuore pulsante del Giappone moderno, abbiamo presentato il singolo all’Expo 2025.
Coincidenze????? :-D
Bella, ci becchiamo su insta: @arnaldofurioso