Cantautore, polistrumentista e voce della band Dusk, ClaT si racconta in questa intervista partendo dalle sue prime esperienze musicali – tra tromba, tastiere e chitarra – fino ad arrivare alla pubblicazione del suo progetto solista più recente, Logic. Un disco diviso tra lingua inglese e italiana, nato da sperimentazioni in studio e ispirato dalla voglia di trasformare l’introspezione in suono, con un’estetica che unisce approccio analogico e produzione moderna.
Con lui abbiamo approfondito la genesi del disco, il significato che attribuisce alla scrittura musicale e le sue influenze, da Axl Rose a Kurt Cobain, passando per la voglia di tornare presto dal vivo con una band vera, senza compromessi.
Ciao ClaT, grazie di essere qui con noi. Parlaci di te e di come è nata la tua passione per la musica?
Fin da piccolo, grazie ai viaggi in macchina con i miei genitori, ho avuto la fortuna di ascoltare musica di grande qualità, e questa passione mi ha spinto presto a sperimentare con diversi strumenti, ho iniziato con la tromba suonando nella banda del mio paese, per poi passare alla tastiera e alla chitarra. Questo percorso mi ha naturalmente portato a desiderare di creare qualcosa di personale, scrivendo le mie prime canzoni e dando vita alla mia prima band, i Dusk, con cui suono tuttora. Il nostro terzo album, “Frames”, è uscito nell’ottobre 2024.
Qual è il messaggio che vuoi lanciare con la tua musica?
Con la mia musica cerco di far traspirare tutte le emozioni che magari non riesco ad esprimere altrimenti, ma, più che lanciare messaggi, per me si tratta di un bello sfogo con cui spero di coinvolgere più gente possibile facendola immedesimare nelle mie storie.
Quali musicisti hanno ispirato il tuo stile?
Essendo cresciuto ascoltando le voci top della generazione rock anni 70/80 (Axl Roses, Bruce Dickinson e Freddy Mercury su tutti), devo dire che assolutamente a quei tempi non avrei mai pensato di diventare un cantante, fin quando personaggi come Kurt Cobain, Billie Joe Armstrong e Billy Corgan, con voci meno tecniche ma molto coinvolgenti non han dimostrato al mondo che basta avere l’intenzione giusta e l’urgenza di comunicare qualcosa.
Parlaci di questo disco e cosa rappresenta per te.
“Logic”, a differenza dei miei precedenti album ed Ep, è nato partendo dalle basi strumentali, alcuni veri e proprio esperimenti della prim’ora al corso di registrazione che ho fatto utilizzando il programma “Logic”, che ha guidato la scelta del titolo.
La parte in inglese di “Logic” è proprio un cosidetto concept album e c’è una linea temporale che lega tutte le canzoni, come se fosse la sceneggiatura di un film. La metà in italiano riprende invece alcune tematiche ed atmosfere di quella inglese, ma è stata per me più una sfida a cercare di restituire nella nostra lingue le stesse melodie vocali nate in inglese.
Che progetti hai per il futuro?
Sicuramente mi piacerebbe presentare a breve queste canzoni dal vivo, suonandole con con musicisti “old style” così come sono abituato e meno basi possibili, nonostante nella registrazione io non sia stato avaro di synth.