C’è un fragile confine tra ciò che trattiene e ciò che lascia andare. In questo spazio emotivo nasce “Penso a noi”, il nuovo singolo di Tommaso Sangiorgi, giovane cantautore che intreccia cantautorato italiano, rap d’autore ed elettronica in un racconto intimo e universale.
La canzone prende vita da un ricordo personale — il profumo di un cuscino che apparteneva a una storia finita — ma si trasforma presto in qualcosa di più grande, diventando un omaggio a Matthew Colanero, 25 anni, scomparso mentre aspettava proprio l’uscita del brano.
Da quella storia “Penso a noi” ha assunto un significato nuovo: un gesto di vicinanza, un brano che parla di resilienza, di legami che restano e di musica che riesce a toccare anche chi non c’è più. Il videoclip, realizzato proprio dagli amici e dalla famiglia di Matthew, amplifica il valore della canzone, restituendo immagini di vita, forza e autenticità.
Tra studi in Comunicazione, lavoro nel digital e un percorso musicale in continua evoluzione, Tommaso Sangiorgi porta avanti un’idea di musica come luogo di condivisione e di conforto: un messaggio di speranza che unisce chi scrive e chi ascolta.
A seguire, la nostra intervista completa.
Ciao Tommaso, grazie di essere qui con noi. Parlaci di te e di come è nata la tua passione per la musica?
Grazie a voi per l’invito!
La mia passione per la musica è nata quando avevo circa sei anni: mia mamma mi faceva ascoltare i grandi cantautori italiani, come Battisti, Dalla, De Gregori… e da lì ho iniziato a innamorarmi di quel mondo.
La prima volta che ho cantato in pubblico è stata a scuola, durante una recita: ero terrorizzato, ma quella standing ovation mi fece capire quanto mi facesse stare bene stare sul palco.
Da allora non ho più smesso di scrivere e cantare.
Oggi, oltre alla musica, lavoro come social media manager nel settore dell’architettura e dell’interior design e sto terminando la magistrale in Scienze della Comunicazione a Reggio Emilia
Qual è il messaggio che vuoi lanciare con la tua musica?
Il messaggio che voglio lanciare con la mia musica è un messaggio di speranza.
Nelle mie canzoni racconto situazioni che ho vissuto in prima persona, quindi la speranza che cerco di trasmettere è prima di tutto quella che cerco di dare a me stesso, ma inevitabilmente arriva anche a chi ha piacere ad ascoltarmi.
Spesso pensiamo di essere gli unici a vivere certe difficoltà o certi dolori, quando in realtà siamo in tanti a passare per esperienze simili, solo in modi diversi.
Con la mia musica cerco proprio di creare questo terreno comune: parlare degli ostacoli del mondo, delle emozioni che provo nell’affrontarli, e condividerli con gli altri per sentirci un po’ meno soli.
Credo davvero che la musica possa salvarci — me per primo, ma anche chi si riconosce in quello che scrivo.
Quali musicisti hanno ispirato il tuo stile?
Le mie influenze arrivano da generi diversi.
Sicuramente il cantautorato italiano ha avuto un ruolo enorme nella mia formazione: Lucio Battisti, Lucio Dalla, De Gregori, Antonello Venditti… tutti quei grandi autori che hanno fatto la storia della nostra musica.
Allo stesso tempo, però, mi ha influenzato molto anche il rap italiano — artisti come Marracash, Fabri Fibra, Ernia e Rkomi — per il modo diretto e sincero con cui raccontano la realtà.
Negli ultimi anni sto ascoltando anche parecchia musica elettronica, che sta influenzando sempre di più il mio stile: penso a The Blaze o a DJ Poolboi, per esempio
Di cosa parla il tuo nuovo singolo e cosa vuole trasmettere?
Penso a noi è una canzone che nasce da un momento personale molto intimo: l’ho scritta subito dopo la fine della mia relazione con la mia ex ragazza.
Ricordo che, tornato a casa, mi sono sdraiato sul suo cuscino — quello che aveva usato fino a pochi giorni prima — e da lì mi è venuta in mente la frase “Il mio cuscino sa dei sogni tuoi”. Da quella frase è nata la melodia, e in studio il brano ha preso forma quasi naturalmente.
All’inizio l’avevo pubblicata solo come un reel, nel febbraio del 2025, in una versione di un minuto e mezzo. Poi, il 15 agosto, mi ha scritto una ragazza di Milano, Alice Mintrone, che non conoscevo.
Mi ha raccontato la storia di Matthew Colanero, un ragazzo di 25 anni che stava lottando contro un sarcoma di Ewing e che amava la mia musica. Mi ha chiesto quando avrei pubblicato Penso a noi, ma purtroppo Matthew è venuto a mancare proprio quel giorno.
Quella storia mi ha profondamente colpito, e ho deciso di dedicare la canzone a lui e alla sua famiglia.
Da lì Penso a noi ha cambiato completamente significato: è diventata un tributo, un racconto di amore, di amicizia e di vita.
Oggi per me Penso a noi è una canzone sulla speranza e sulla resilienza, un abbraccio per chi resta.
Parla di quanto la musica possa diventare un modo per sentirsi più vicini, per trovare conforto anche quando le parole non bastano.
Al singolo si accompagna anche un videoclip. Ce ne vuoi parlare?
Il videoclip di Penso a noi è stato realizzato dalla famiglia e dagli amici di Matthew, che hanno voluto raccontare i momenti vissuti insieme a lui.
È un video pieno di emozioni vere: mostra la gioia, la leggerezza e la spensieratezza di Matthew, ma anche tutta la sua forza e la sua resilienza nel modo in cui ha affrontato la malattia.
Credo che il video abbia dato alla canzone un valore ancora più profondo — è diventato un modo per ricordarlo, ma anche per trasmettere il suo messaggio di vita, quello di continuare a sorridere e a lottare nonostante tutto
Che progetti hai per il futuro?
Sto attraversando una fase di ricerca: sto lavorando su nuovi singoli e su un tipo di cantautorato che unisce il cuore della tradizione italiana con atmosfere più elettroniche e contemporanee. È un percorso in evoluzione, e non vedo l’ora di farlo ascoltare.

