Con “Come sarebbe stato”, i Thëm tornano con un brano che affronta senza giri di parole la fragilità della memoria e la sensazione di qualcosa rimasto in sospeso. Il singolo parte da un’immagine semplice ma potente – i vetri frantumati – per raccontare ciò che resta dopo una rottura: frammenti, ricordi imperfetti, domande che continuano a riecheggiare.
La band mantiene il suo approccio diretto e istintivo, lasciando spazio a testi nati “di getto” e a un caos emotivo che non viene mai nascosto. Non c’è la ricerca del brano “perfetto”, ma la volontà di restare autentici e fedeli a ciò che sentono.
Il brano si muove tra memoria e oblio: cosa vi affascina dell’idea di “ricordo imperfetto”?
Diciamo che nessuno di noi ha avuto una vita da cartolina o come quelle che si raccontano nei film, quindi quello che buttiamo fuori non è dato dal fascino o dal dover dare una visione definita di un qualcosa, buttiamo fuori quello che c’è, poi ognuno ci ritrova un po' quello che ha dentro a suo modo.
I vetri frantumati sono un simbolo forte. A cosa alludono nel vostro immaginario?
I vetri frantumati volevano dare l’immagine di pezzi di un qualcosa che non c’è più, come a voler rafforzare un qualcosa di non possibile. Infatti, si lega alla frase precedente “riecheggiano le grida come aloni su finestre dai vetri frantumati”.
Vi capita mai di percepire la musica come una forma di terapia, un modo per dare senso al caos?
Spesso e volentieri.
A livello prettamente musicale o di performance diamo sempre tutto, anche in prova ad esempio.
A livello testuale si traduce nello scrivere di getto. Infatti, molte volte i testi partono da parole buttate li a caso durante la stesura dei brani ai quali poi si da un senso in un secondo momento.
Il caos è caos alla fine, meglio lasciarlo così e costruirci un equilibrio intorno
C’è un momento preciso in cui vi siete accorti che “Come sarebbe stato” sarebbe stato il brano giusto da pubblicare?
Non c’è mai il brano giusto.
Con l’album precedente abbiamo ricevuto più feedback positivi sui “non singoli” che sui singoli ad esempio.
In questo caso è stata una decisione presa insieme all’etichetta dopo l’ascolto dei brani, anche perché per noi sono tutti come figli, quindi difficile scegliere.
Nel vostro percorso, quanto è importante mantenere il contatto con la vulnerabilità invece di nasconderla dietro la rabbia?
Diciamo che le cose coesistono all’interno dei brani, quindi, è una cosa naturale.
Non scriveremo o faremo mai qualcosa che non sentiamo nostro o che segua il suo corso naturale. Cosa che può riflettersi sul genere, scrittura, ecc.

