Intervista al cantautore Giuseppe Cucè


In occasione dell'uscita del nuovo singolo e video “Di estate non si muore”, abbiamo intervistato Giuseppe Cucè. 

Ciao Giuseppe, grazie di essere qui con noi. Parlaci di te e di come è nata la tua passione per la musica?
Da piccolo il primo strumento che mi hanno regalato è stata una tastiera elettronica, ricordo che ci stavo incollato tutto il giorno, suonavo ad orecchio riuscendo a riprodurre qualsiasi brano ascoltavo in quel periodo. È stato subito amore con la musica. Poi con il tempo ho iniziato anche a scrivere tutto ciò che mi accadeva intorno, cosi nascevano le mie prime canzoni!

Qual è il messaggio che vuoi lanciare con la tua musica?
Non c’è un messaggio in particolare, penso siano tanti. in particolar modo cerco di filtrare attraverso le mie emozioni ciò che accade intorno a me. 

Quali musicisti hanno ispirato il tuo stile?
Non c’è stato un artista in particolare, ma tanti sono certo hanno influenzato il mio approccio con la musica. La musica brasiliana è certamente quella che più mi appassionava all’inizio, Vinicius De Moraes, Jobim… successivamente Luigi Tenco, il maestro Battiato e tanti altri man mano che crescevo artisticamente

Di cosa parla il tuo nuovo singolo e cosa vuole trasmettere?
Con questa canzone metto in luce tutti i contrasti della mia terra, La Sicilia, un punto di osservazione critico ma anche riconoscente alla bellezza di quest’isola separata dal resto. Una provocazione, un punzecchiamento se vogliamo, la Sicilianitudine, Il Mal di Sicilia che si contrappone con il mal di essere Siciliani. 

Al singolo si accompagna anche un videoclip. Ce ne vuoi parlare?
Pensavamo che descrivere questa canzone attraverso un videoclip sarebbe stato molto difficile, per non cadere nei soliti cliché è stato necessario descrivere le parole ed il loro significato attraverso dei disegni animati, come quando cerchi di spiegare ad un bambino qualcosa di complicato e duro attraverso la semplicità del linguaggio e delle immagini. 
Il videoclip “Di estate non si muore” è stato realizzato da Giorgio Rizzo per Storie Dipinte con la tecnica stop motion; 12.000 fotografie messe in sequenza per creare il movimento di un teatrino che non solo cita la tradizione siciliana dei pupari ma è anche un chiaro riferimento ai cantastorie che un tempo erano “portatori sani” di social post.

Che progetti hai per il futuro?
Continuare a fare musica. e al momento concludere la realizzazione del mio terzo album!
Grazie di cuore.

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