Ognuno di noi ha una storia diversa al riguardo, ma bene o male tutti eravamo appassionati di musica sin da piccoli, e la voglia di creare qualcosa di nostro e di lasciare il segno ci ha uniti nel progetto Cosmedia, una volta capito che eravamo tutti sulla stessa linea d’onda.
Non ci riteniamo dei messaggeri, più che altro ci mettiamo a nudo e sfruttiamo le nostre esperienze per generare emozioni, credo sia questo lo scopo della musica.
Nel nostro album, più che altro, abbiamo cercato di trasmettere delle sensazioni riguardanti a determinate esperienze, non c’è un messaggio che possa aiutare a superare determinati traumi. L’unico modo per tirare avanti dopo delle sconfitte o delusioni è provare a ricostruirsi, anche se in maniera scomposta.
Anche a questa domanda ci sarebbe una risposta diversa per ognuno di noi quattro, non abbiamo dei gusti univoci e questo ci permette di unire le nostre influenze in modo più organico e creare qualcosa di realmente nuovo. Principalmente, gli artisti della scena post-punk britannica degli anni ’80 come i Cure, ad esempio, ci uniscono, così come anche gli Smiths. Comunque, mettendo insieme i cataloghi musicali degli ascolti di tutti e quattro, credo che restino fuori ben pochi generi, e questo è molto importante dato che tutti partecipiamo ai processi di composizione e arrangiamento.
Questa, però, è la musica che ascoltiamo, non sappiamo quali sono i musicisti che hanno ispirato il nostro stile. Questo dovrebbe dircelo chi ascolta l’album, per un artista è molto difficile individuarli.
Il modo migliore per comprendere un disco è ascoltarlo, soprattutto se non si tratta di musica sperimentale ma di musica che fa leva su emozioni e sonorità che bene o male sono note a tutti. Se proprio dovessimo descriverlo in poche parole, potremmo dire che si tratta di una panoramica di vari stati d’animo, per lo più negativi, e del processo di ricostruzione dopo la distruzione, in un misto di influenze rock, pop, post-punk e altre sonorità sulle quali non ce n’è una dominante.
Questa, almeno, è la nostra visione, ma crediamo che gli artisti siano le ultime persone che dovrebbero raccontare un disco, questo dovrebbe spettare agli ascoltatori, più che altro.
Per noi rappresenta un punto di partenza, un trampolino di lancio per scrivere musica sempre più bella.
Cerchiamo sempre di mantenere il contatto con il pubblico ovviamente, anche se non riteniamo di aver bisogno di chissà quali escamotage per tenere alta l’attenzione delle persone. Ci interessa essere dei buoni musicisti, non degli showmen, e la nostra musica è ciò che dovrebbe unire il nostro pubblico a noi. Il contatto con il pubblico si crea guardando le persone negli occhi mentre si suona, parlando con loro, farli sentire parte di una festa.
Scrivere musica sempre più bella, portare live le nostre canzoni, emozionare persone. Sarà banale, ma credo siano i progetti di qualunque musicista.