Sarneghera? – Intervista alla band

 

Si intitola “Il Varco Nel Vuoto” il nuovo EP dei Sarneghera?, secondo episodio della trilogia “Tales from the lake”, in cui il Dr Vanderlei scopre che è possibile innescare la maschera con le frequenze di alcune canzoni. Dopo estenuanti sessioni in cui ha sottoposto la maschera a migliaia di brani ne ha scovate alcuni che, inspiegabilmente, riescono a far accendere l’artefatto.
 
Come è nata la vostra band e qual è la storia dietro il nome Sarneghera?
Ci conosciamo da tempo e alla fine ci siamo ritrovati a suonare in questa forma poco prima della pandemia, dopo il nostro primo concerto hanno chiuso tutto. Un inizio esplosivo non poteva andare peggio. La Sarneghera è una tempesta che si manifesta all’improvviso sul lago di Iseo, si chiama così perché arriva dal paese di Sarnico. Abbiamo aggiunto il punto di domanda per lasciare un po’ di incertezza dove non dovrebbero esserci dubbi. Una tempesta di solito arriva e non fa domande, noi tentiamo l’improbabile impresa di portare entrambe le cose: la tempesta e le domande.

Qual è il vostro approccio tipico alla composizione musicale? Come si sviluppa un vostro brano, dall'idea iniziale alla sua realizzazione completa?
Le canzoni vengono realizzate senza la voce, la parte musicale è indipendente dalle linee vocali che arrivano solo in un secondo momento. Tutti i pezzi nascono dai riff della chitarra di Piddu e vengono poi riadattati in sala prove. E’ un processo naturale che porta alcuni riff alla morte per disinteresse collettivo mentre altri evolvono sotto le attenzioni maniacali della batteria di Cecco che ci nasconde il sogno di far parte di un gruppo grind core. E’ sempre necessario frenare il suo amore per il blast beat e la sua furia da doppio pedale. In generale non ci confrontiamo mai su cosa bisogna fare, insistiamo su una brano fino a quando non ci convince o in alternativa lo lasciamo decantare in attesa di tempi migliori. Il basso di Gianni e la voce di Geordie arrivano solo quando il pezzo esce dalla dimensione fetale e inizia a prendere una sua identità
 
"Il Varco Nel Vuoto" è parte di una trilogia. Qual è la ragione dietro la decisione di presentare la vostra musica in questo formato episodico?
Abbiamo deciso di fare uscire un ep di quattro canzoni ogni anno. E’ una scelta che ci motiva maggiormente rispetto all’attesa legata ad un cd intero, è un risultato tangibile e a breve termine che si presta molto bene al nostro racconto. Tales from the lake è il nostro Star Wars musicale, dopo la trilogia speriamo di non perderci in prequel o sequel. Rispetto a Star Wars non corriamo il rischio di essere comprati dalla Disney che non ci vuole neanche per sbaglio. Dipenderà solo da noi trovare un nuovo canale narrativo da cui ripartire. 

Qual è il messaggio principale che sperate che gli ascoltatori traggano da "Il Varco Nel Vuoto"?
Cantando in una lingua inventata chiamata Smoothiesh o “frullatese” diamo più importanza al significante che al significato, poniamo attenzione al suono delle parole più che a quello che vogliono dire. Nonostante questo siamo caduti anche noi nella trappola del “messaggio” e del “significato” scegliendo di cantare in italiano in due canzoni. All’interno del brano Prima i Terrestri viene allucinata un’invasione aliena capace di riunire finalmente tutta l’umanità e di porre fine a tutte le guerre nel nome della guerra al nuovo diverso, non più extracomunitario, extravagante o extraordinario ma, finalmente, extratrerrestre
La canzone l’universo è una parte di me è un invito a guardare il nostro quotidiano e la nostra sofferenza dal punto di vista del cosmo. Qualsiasi questione per noi fondamentale vista da così lontano diventa insignificante. E’ un invito all’insignificanza e all’amore. Non contando un cazzo di fronte all’immensità dello spazio non ci resta che la collaborazione. Perché scalpitiamo per lasciare il nostro segno nel mondo se il mondo a cui ci riferiamo è infinito? Lottiamo per un granello di sabbia sospeso in un raggio di sole? Mamma mia che patetici freak siamo diventati. Ma del resto l’universo è una parte di me e sono abitato nella testa

Quali sono gli obiettivi principali che volete raggiungere con la vostra musica?
A parte la pace nel mondo e la fratellanza universale di cui si parlava sopra in una visione degna della miglior mescalina anni 70? Ci piacerebbe arrivare alla comprensione totale della lingua parlata dalla maschera e contiamo di arrivarci con il terzo episodio di Tales from the lake. Al momento il nostro obiettivo è riuscire a fare qualche data all’estero giusto per vedere l’effetto che fa, come diceva Enzo Jannacci
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