La canzone "Io ratto tu serpente" di Esserescoria offre una profonda e penetrante analisi della dipendenza, utilizzando metafore suggestive e un'energia musicale coinvolgente. Il titolo stesso evoca un'immagine di vulnerabilità e controllo, con il predatore che domina completamente la sua preda, prolungando sadicamente la sua agonia.
Credo che tutti nella nostra realtà e nella nostra vita abbiano avuto a che fare con la dipendenza in modo diretto o indiretto,
Dipendenza da sostanze, persone, gioco, cibo o quant’ altro: le declinazioni sono infinite.
Musicalmente ho cercato di trasmettere il costante bisogno di rivolgere il pensiero alla propria musa distruttrice con un ritmo sostenuto e con toni sempre alti e accesi, come se ci fosse il bisogno di urlare il proprio amore/odio.
L’ interlude a tre quarti del brano è la parte che riflette la speranza, quasi la promessa di uscire un giorno dal loop della dipendenza rappresentato musicalmente dall’alternanza verse - chorus.
Come nella realtà, quasi sempre queste finestre di lucidità del “tossico” sono brevi e destinate a essere abiurate con le azioni autodistruttive, tanto che anche questi momenti di “pentimento” in una prospettiva più ampia fanno anche esse parte del gioco di ripetizioni infinte che regola la vita nella morsa delle dipendenze. Nel brano è seguita, dopo un breve assolo, da l’ultimo ritornello.
Ritornello che è il ritorno, la ricaduta puntuale.
Tesi antitesi sintesi
All’inizio i riff di chitarra che avevo prodotto mi ispiravano con un’energia caustica, arrabbiata.
Quando poi ho iniziato a scrivere il testo però mi è venuta voglia di stravolgere quello che sentivo scrivendo versi languidi d’ amore proprio per creare un contrasto interessante.
Alla fine, ho cercato di fondere queste due direzioni, rabbia e amore, e mi è venuta in mente la dipendenza: cosa rimanda meglio al dualismo di adulazione e odio che quello rivolto verso la cosa che ti emoziona di più ma nel contempo ti uccide?
Il rock e le dipendenze si trovano sempre bene insieme, forse perchè chi ascolta o produce il rock spesso cerca dalla musica emozioni senza mai accontentarsi.
Anche chi cade nella dipendenza parte sempre da una voglia di vivere, di provare che difficilmente è saziabile.
Destino beffardo è che un’esagerata voglia di esistere ti porti proprio all’opposto: la cessazione dell’esistenza intesa come viaggio sempre in avanti e sempre a contatto con molteplicità.
Chi cade nella dipendenza non va avanti ed è fisso sempre su un punto, e finisce per perdere la curiosità che ti spinge ad assaporare i diversi aspetti della vita.
Voglio concentrarmi nella preparazione del live e costruire un piccolo studio registrazione nella campagna toscana, dove sto andando a vivere.
Una nuova vita che sicuramente porterà nuova ispirazione.