“Doombo” è un brano potente e inarrestabile, rappresentato metaforicamente come un elefante che procede incessante, puntando dritto alle gambe e alla testa dell'ascoltatore. I suoi passi sono possenti e pieni come la sezione ritmica, le chitarre fanno eco al suo verso animalesco.
Nel ritornello, il pachiderma carica
impetuosamente verso l'ascoltatore e poi, inaspettatamente, spicca il volo.
Questo momento simboleggia un punto culminante della canzone che eleva
emotivamente chi ascolta.
Nel pezzo non compaiono elefanti rosa, ma piuttosto un muro altissimo che continua a crescere al ritmo ossessivo del groove. Questa allucinazione si trasforma e si muove incontrollata, rendendo incerte le distinzioni tra realtà e fantasia. L'avanzare ipnotico del brano confonde l'ascoltatore su ciò che è reale e ciò che è frutto del delirio.
Per
iniziare, potete raccontarci come si è formata la vostra band?
La scintilla iniziale scocca quando Andrea e Milo, coinquilini ai tempi dell'università, decidono di creare un progetto per tornare a scrivere canzoni originali dopo anni di esperienza in diverse cover band. Presto si uniscono a loro Francesco e Michele, anche loro con un solido background musicale. Il nostro sound è il risultato della fusione delle nostre personalità e del nostro impegno a integrare al meglio le influenze di ciascun membro. Ci dedichiamo a una ricerca sonora che costruisca un muro sonoro duro e massiccio, ma non rigido, cercando di essere abrasivi ed eleganti, istintivi ma mai banali. Al centro di tutto c’è il nostro istinto primordiale: l’urgenza di liberare riff e groove con forza e passione.
Quali
sono le principali influenze musicali che hanno ispirato il vostro sound?
Potremmo parlarne per ore. Ognuno di noi quattro ha seguito percorsi di scoperta musicale diversi, esplorando tutto l'universo rock. Abbiamo attraversato i King Crimson e i Clash, i Beatles e i Metallica, oltre a tanto soul, funk, hip hop, elettronica, reggae e folk. Il divertimento sta nel confrontarci e lasciarci influenzare dagli ascolti degli altri, crescendo enormemente insieme. Se dovessimo scegliere un gruppo che ci rappresenta tutti, sarebbero i Queens of the Stone Age. Non sono etichettabili in un genere preciso e hanno creato qualcosa di unico mescolando influenze diverse.
Qual
è stata la scelta più rischiosa che avete fatto come band e come ha influenzato
la vostra carriera?
Nel 2020 il giornalista Giampaolo Musumeci ci ha chiesto di accompagnarlo in un nuovo format che stava costruendo: un live talk - spettacolo incentrato sul tema esteri. Ci aveva sentito suonare tempo prima al Nuovo Armenia a Milano, avevamo in comune diversi ascolti ed alla luce del suo profondo lavoro come giornalista era lusinghiero poter lavorare con lui.
Come Primitive Mule dovevamo provvedere a sigle, stacchi per accompagnare l’entrata degli ospiti sul palco, tappeti ad accompagnamento delle interviste.
Avevamo però solo 5 giorni per preparare lo spettacolo! Non eravamo sicuri di riuscire a preparare tutto ma eravamo molto gasati all’idea di lanciarci in qualcosa di nuovo. Ci siamo buttati, abbiamo rischiato, ma ha funzionato! Quella serata sul palco all’aperto, ancora all’ombra della pandemia, era stata una boccata d’aria. Da allora accompagnamo Giampaolo nei suoi talk in molti eventi, tra cui l’anniversario dei 50 anni di Medici senza Frontiere a Roma ed alle ultime 2 edizioni del festival annuale di Emergency a Reggio Emilia (ci stiamo preparando per il 2024!).
Qual
è la storia dietro la canzone più difficile che avete scritto?
Non possiamo dire di aver scritto canzoni propriamente “difficili”, diciamo che esistono canzoni la cui scrittura è sta più naturale ed altre meno. Scrivere è come cercare di intrappolare il fumo o una nuvola: se aspetti finisce la sigaretta, si spegne l’incenso, arriva il vento e divampano le fiamme, inizia a piovere o viene sereno. La difficoltà è fotografare nel suono questi stati o cambi di stato, congelare quell’impalpabilità in quel momento, in quel mood. Alcuni brani sono difficili da catturare, richiedono fatica e costanza, e queste difficoltà possono essere legate alla storia che narrano o al sound che non veste bene quel racconto.
Di cosa parla il vostro nuovo singolo e cosa vuole trasmettere?
Il nostro nuovo singolo, "Doombo", vuole trasmettere la sensazione di una lotta interiore intensa e surreale. Nato da un delirio febbrile, il brano si sviluppa attorno a un groove ossessivo e ripetitivo che richiama la scena degli elefanti rosa di Dumbo, creando un mondo immaginifico e mutevole. Il nostro obiettivo era quello di esplorare nuove sonorità, ispirandoci al post-punk britannico contemporaneo e combinandolo con un groove stoner, ottenendo un mix unico. Le chitarre, con i loro riff e assoli originali, aggiungono un tono scanzonato e quasi danzante al pezzo. "Doombo" rappresenta la perseveranza e la capacità di superare gli ostacoli attraverso un viaggio sonoro e visivo indimenticabile.
Al
singolo si accompagna anche un videoclip. Ce ne volete parlare?
Abbiamo cercato di catturare in modo non esplicito l'ossessione che permea la canzone, partendo dal suggestivo giro di basso. Il testo affronta un'esperienza allucinatoria, un delirio scatenato da una febbre alta. Abbiamo rappresentato questo stato d'animo con una figura umana dalle forme indefinite, che si muove con fluidità, quasi trasformandosi. La figura si ripete, si moltiplica, fino a occupare ogni spazio disponibile, come una voce nella mente che alla fine domina tutto il resto.
Che
progetti avete per il futuro?
Dalla pubblicazione di "Mister Sister" nel 2021, abbiamo sfornato decine e decine di riff interessante. Attualmente, li stiamo lavorando e perfezionando con la nostra consueta cura maniacale. L'obiettivo è di pubblicare un EP entro l'inizio del 2025. "Doombo" segna l'apertura di questa nuova fase creativa, in cui stiamo esplorando nuovi orizzonti musicali.
Nel pezzo non compaiono elefanti rosa, ma piuttosto un muro altissimo che continua a crescere al ritmo ossessivo del groove. Questa allucinazione si trasforma e si muove incontrollata, rendendo incerte le distinzioni tra realtà e fantasia. L'avanzare ipnotico del brano confonde l'ascoltatore su ciò che è reale e ciò che è frutto del delirio.
La scintilla iniziale scocca quando Andrea e Milo, coinquilini ai tempi dell'università, decidono di creare un progetto per tornare a scrivere canzoni originali dopo anni di esperienza in diverse cover band. Presto si uniscono a loro Francesco e Michele, anche loro con un solido background musicale. Il nostro sound è il risultato della fusione delle nostre personalità e del nostro impegno a integrare al meglio le influenze di ciascun membro. Ci dedichiamo a una ricerca sonora che costruisca un muro sonoro duro e massiccio, ma non rigido, cercando di essere abrasivi ed eleganti, istintivi ma mai banali. Al centro di tutto c’è il nostro istinto primordiale: l’urgenza di liberare riff e groove con forza e passione.
Potremmo parlarne per ore. Ognuno di noi quattro ha seguito percorsi di scoperta musicale diversi, esplorando tutto l'universo rock. Abbiamo attraversato i King Crimson e i Clash, i Beatles e i Metallica, oltre a tanto soul, funk, hip hop, elettronica, reggae e folk. Il divertimento sta nel confrontarci e lasciarci influenzare dagli ascolti degli altri, crescendo enormemente insieme. Se dovessimo scegliere un gruppo che ci rappresenta tutti, sarebbero i Queens of the Stone Age. Non sono etichettabili in un genere preciso e hanno creato qualcosa di unico mescolando influenze diverse.
Nel 2020 il giornalista Giampaolo Musumeci ci ha chiesto di accompagnarlo in un nuovo format che stava costruendo: un live talk - spettacolo incentrato sul tema esteri. Ci aveva sentito suonare tempo prima al Nuovo Armenia a Milano, avevamo in comune diversi ascolti ed alla luce del suo profondo lavoro come giornalista era lusinghiero poter lavorare con lui.
Come Primitive Mule dovevamo provvedere a sigle, stacchi per accompagnare l’entrata degli ospiti sul palco, tappeti ad accompagnamento delle interviste.
Avevamo però solo 5 giorni per preparare lo spettacolo! Non eravamo sicuri di riuscire a preparare tutto ma eravamo molto gasati all’idea di lanciarci in qualcosa di nuovo. Ci siamo buttati, abbiamo rischiato, ma ha funzionato! Quella serata sul palco all’aperto, ancora all’ombra della pandemia, era stata una boccata d’aria. Da allora accompagnamo Giampaolo nei suoi talk in molti eventi, tra cui l’anniversario dei 50 anni di Medici senza Frontiere a Roma ed alle ultime 2 edizioni del festival annuale di Emergency a Reggio Emilia (ci stiamo preparando per il 2024!).
Non possiamo dire di aver scritto canzoni propriamente “difficili”, diciamo che esistono canzoni la cui scrittura è sta più naturale ed altre meno. Scrivere è come cercare di intrappolare il fumo o una nuvola: se aspetti finisce la sigaretta, si spegne l’incenso, arriva il vento e divampano le fiamme, inizia a piovere o viene sereno. La difficoltà è fotografare nel suono questi stati o cambi di stato, congelare quell’impalpabilità in quel momento, in quel mood. Alcuni brani sono difficili da catturare, richiedono fatica e costanza, e queste difficoltà possono essere legate alla storia che narrano o al sound che non veste bene quel racconto.
Di cosa parla il vostro nuovo singolo e cosa vuole trasmettere?
Il nostro nuovo singolo, "Doombo", vuole trasmettere la sensazione di una lotta interiore intensa e surreale. Nato da un delirio febbrile, il brano si sviluppa attorno a un groove ossessivo e ripetitivo che richiama la scena degli elefanti rosa di Dumbo, creando un mondo immaginifico e mutevole. Il nostro obiettivo era quello di esplorare nuove sonorità, ispirandoci al post-punk britannico contemporaneo e combinandolo con un groove stoner, ottenendo un mix unico. Le chitarre, con i loro riff e assoli originali, aggiungono un tono scanzonato e quasi danzante al pezzo. "Doombo" rappresenta la perseveranza e la capacità di superare gli ostacoli attraverso un viaggio sonoro e visivo indimenticabile.
Abbiamo cercato di catturare in modo non esplicito l'ossessione che permea la canzone, partendo dal suggestivo giro di basso. Il testo affronta un'esperienza allucinatoria, un delirio scatenato da una febbre alta. Abbiamo rappresentato questo stato d'animo con una figura umana dalle forme indefinite, che si muove con fluidità, quasi trasformandosi. La figura si ripete, si moltiplica, fino a occupare ogni spazio disponibile, come una voce nella mente che alla fine domina tutto il resto.
Dalla pubblicazione di "Mister Sister" nel 2021, abbiamo sfornato decine e decine di riff interessante. Attualmente, li stiamo lavorando e perfezionando con la nostra consueta cura maniacale. L'obiettivo è di pubblicare un EP entro l'inizio del 2025. "Doombo" segna l'apertura di questa nuova fase creativa, in cui stiamo esplorando nuovi orizzonti musicali.