Urban Cairo: intervista al trio

 

“Dysphoria”, il nuovo singolo degli Urban Cairo, racconta le incomprensioni nelle relazioni umane e i fraintendimenti che ne derivano, distorcendo la percezione della realtà. La canzone traduce questi temi in musica attraverso linee vocali melodiche e morbide nei versi, accompagnate da distorsioni instabili in stile shoegaze e ritornelli energici. Questi ultimi trasmettono messaggi rabbiosi, arricchiti da muri di suono in uno stile super-fuzz molto denso e distorto.
 
Per iniziare, potete raccontarci come si è formata la vostra band?
Beh, solo una gran normalità di eventi: ci siamo conosciuti ad Acqui Terme, nella Val Bormida, luogo in cui vivevano tutti e tre fino a qualche tempo fa; abbiamo iniziato ad “annusarci” a vicenda venendo da diversi progetti; abbiamo iniziato a fare le prove male, abbiamo poi iniziato a suonare in giro male, ci siamo rinchiusi in sala prove, siamo migliorati pensando che aumentare il volume fosse la soluzione al nostro male ed eccoci qui.

Quali sono le principali influenze musicali che hanno ispirato il vostro sound?
Troppe, ci serve un’altra intervista a riguardo. Svariate comunque perché ognuno di noi tre ha diverse influenze musicali. Per quest’ultimo singolo la musica shoegaze ci ha sicuramente più influenzati. Per il resto un sacco di punk rock e garage.

Qual è stata la scelta più rischiosa che avete fatto come band e come ha influenzato la vostra carriera?
Ahahah pensiamo che la scelta più rischiosa sia stata quella di aver iniziato una band noi tre insieme.

Qual è la storia dietro la canzone più difficile che avete scritto?
Non sapremmo risponderti nello specifico a questa domanda. Ci sono canzoni che sono venute più facilmente e velocemente di altre. Per qualche altra storia divertente, vi possono lasciare il contatto di Cigo il nostro bassista…

Di cosa parla il vostro nuovo singolo e cosa vuole trasmettere?
Il singolo racconta incomprensioni tra le relazioni umani, i fraintendimenti che ne scaturiscono, distorcendone la visioni delle cose. Abbiamo provato a creare una trasposizione musicale di questi racconti quotidiani in musica attraverso l’uso soffici linee vocali melodiche nei versi, coperte da instabili distorsioni shoegaze e ritornelli pulsanti di coincisi messaggi rabbiosi di risposta assieme a muri in stile suono super-fuzz, come piace definire il nostro genere.

Al singolo si accompagna anche un videoclip. Ce ne volete parlare?
Il video è stato girato dal videomaker Marc Sirito. Sfruttando il concetto derivante dal titolo della canzone, un umore mite che però all’interno nasconde molta carica negativa (ma anche altrettanta positiva che è la musica a contorno del video che funziona come valvola di sfogo). L’incontro di queste due cariche si susseguono per tutta la durata dello sceneggiato alternando fatti percepiti da una mente instabile con fatti reali.
 
Che progetti avete per il futuro? 
Semplicemente il gran desiderio di suonare dato che è sempre più difficile trovare posti in cui poter suonare una musica ancora fatta di amplificatori e di batteria acustica. Chiunque volesse contattarci per suonare e fare rete, ne saremmo ben più che felici!
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